"Ero diventato membro di quella che in quei giorni era una specie di massoneria, la massoneria dei cinefili, quelli che chiamavamo malati di cinema. Io ero uno degli insaziabili, uno di quelli che si siedono vicinissimi allo schermo. Perché ci mettevamo così vicino? Forse era perché volevamo ricevere le immagini per primi, quando erano ancora nuove, ancora fresche, prima che sfuggissero verso il fondo, scavalcando fila dopo fila, spettatore dopo spettatore, finché sfinite, ormai usate, grandi come un francobollo, non fossero ritornate nella cabina di proiezione. Forse lo schermo era veramente uno schermo. Schermava noi, dal mondo."

giovedì 23 ottobre 2014

L'appartamento spagnolo


Titolo originale: L'auberge espagnole
Regia: Cédric Klapisch
Francia, Spagna 2002, durata: 122 minuti 

(Rivedere questo film mentre si è in Erasmus a Barcellona rischia di far sorgere qualche dubbio sulle potenziali ragioni inconsce che potrebbero aver influito nella scelta della destinazione.)
Xavier, che da bambino sognava di diventare scrittore, è a tanto così dall'ottenere quel posto al Ministero che farebbe la gioia sua forse no ma del padre sicuramente; unico intoppo: non conoscere il mercato spagnolo. Xavier decide così di abbandonare la fidanzata Martine e la madre logorroica (che ricorda un po' la Fiona di About a boy) e andare a trascorrere un anno a Barcellona.
Ne L'appartamento spagnolo l'ironia tipicamente francese tende più allo scherzoso che al sofisticato e, se si chiude un occhio sulla parentesi un po' riduttiva della seduzione della donna, l'intero film risulta simpatico e delicato.
Ancora da vedere i sequel, Bambole russe e Rompicapo a New York.

In cinque parole: split screen e colori kitsch
Voto: 8
           

2 commenti:

  1. purtroppo ho recuperato questo film (e i sequel) solo di recente, altrimenti avrei voluto fare pure io l'erasmus :)

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