"Ero diventato membro di quella che in quei giorni era una specie di massoneria, la massoneria dei cinefili, quelli che chiamavamo malati di cinema. Io ero uno degli insaziabili, uno di quelli che si siedono vicinissimi allo schermo. Perché ci mettevamo così vicino? Forse era perché volevamo ricevere le immagini per primi, quando erano ancora nuove, ancora fresche, prima che sfuggissero verso il fondo, scavalcando fila dopo fila, spettatore dopo spettatore, finché sfinite, ormai usate, grandi come un francobollo, non fossero ritornate nella cabina di proiezione. Forse lo schermo era veramente uno schermo. Schermava noi, dal mondo."

venerdì 27 febbraio 2015

Allacciate le cinture


Regia: Ferzan Özpetek
Italia 2014, durata: 110 minuti

Sulla scia di Magnifica presenza, ormai lontano anni luce dalla sensibilità e dalle atmosfere de Le fate ignoranti, Özpetek ci propina un melodramma del tutto privo di romanticismo, di profondità e soprattutto di originalità.
Contraddistinto da una recitazione a tratti penosa (additare Arca equivarrebbe a sparare sulla Croce Rossa) e dalla sciatteria della sceneggiatura, Allacciate le cinture è pervaso da un'insensatezza di fondo che non lascia scampo.
È un tipico esempio del risultato che si ottiene quando si vuole a tutti i costi raccontare una storia senza avere di fatto nessuna storia da raccontare.

In una parola: squallido
Voto: 2
         

Nessun commento:

Posta un commento